lunedì 30 aprile 2012

Aste al Ribasso

ASTE AL RIBASSO: affare o truffa?

Sono delle truffe? Chi ci guadagna davvero?

Il meccanismo delle aste al ribasso
Per iniziare a giocare l’utente deve registrarsi e poi creare una sorta di deposito personale versando una somma di denaro tramite carte di credito, paypal o altri metodi di pagamento segnalati.
Per giocare servono crediti, solitamente con un euro se ne acquistano 100 e il più delle volte per accedere a un’asta vengono richiesti 200 crediti (2 euro) ma i prezzi variano da prodotto a prodotto e da sito a sito.
Ogni puntata (ogni click del mouse per intenderci) può dunque costare fino a 2 euro a prescindere dal fatto che ci si aggiudichi o meno l’oggetto. In cambio, dopo ogni offerta, l’utente riceve dal gestore un “pacchetto informazioni” per sapere se il proprio prezzo è il più basso o il più alto, e se è il più alto rilanciare al ribasso facendo una nuova offerta, sempre al prezzo di 2 euro.
 Ad aggiudicarsi l’oggetto non è colui che fa l’offerta più alta, ma quello che fa l’offerta unica più bassa. 


 


Ad esempio se un utente fa una offerta di 1 eurocent e un altro utente rilancia sempre per 1 eurocent entrambe vengono eliminate e potrebbe vincere chi, nello stesso tempo, ha fatto una offerta da 2 eurocent.
Le offerte effettuate sono segrete e questo complica le cose. Ogni utente può solo sapere se la sua offerta è in quel momento la più bassa oppure no, i partecipanti sono quindi invogliati ad acquistare più informazioni per restringere il campo delle possibilità fino alla scadenza dell’asta decisa dal gestore.


Dov’è il guadagno per il gestore?

Basti un esempio: se viene battuto un iPhone 4S da 16 Gb del valore di 600 euro e all’asta si può accedere con 200 crediti (2 euro) al gestore basta la partecipazione di 300 utenti per coprirne il costo, il resto è tutto ricavo, che a volte supera di gran lunga l’effettivo prezzo della merce venduta.


Quanto spende effettivamente l’utente?

Alla fine del gioco, o comunque in una sezione presente in quasi tutti i siti alla voce “aste terminate” si possono visualizzare oggetti venduti e relativi prezzi.Essersi aggiudicati una consolle per videogiochi a 0,26 centesimi non significa però averla pagata quella cifra. Il diritto di puntare (ogni puntata due euro) potrebbe essere costata all’utente di più perché magari ha comprato un pacchetto da 100 puntate (200 euro) per fare il maggior numero di offerte e aumentare la probabilità di formulare quella vincente.


Chi sono i vincitori?

Al termine dell’asta compaiono: il nome dell’acquirente, spesso la cifra a cui è stato battuto il bene e su alcuni siti anche il feedback rilasciato dal vincitore al gestore dopo il ricevimento dell’oggetto che, nella maggior parte dei casi, sembra effettivamente arrivare al destinatario nel giro di qualche giorno. 
Scorrendo queste liste non può non saltare all’occhio la “fortuna” di alcuni di loro: alcuni utenti sono sempre presenti tra le liste dei vincitori: coincidenze?
Considerata l’oggettiva difficoltà di formulare l’offerta vincente non si può non pensare alla presenza di giocatori professionisti che sanno come muoversi a discapito dei giocatori occasionali. Ovviamente hanno più probabilità di vittoria coloro che fanno più offerte e che quindi investono più denaro. Tre le strategie utilizzate da questi giocatori: - Puntare il più possibile assicurandosi una copertura di offerte a tappeto - Come in ogni asta che si rispetti concentrare le offerte negli ultimi minuti - Puntare sui siti appena nati o poco conosciuti con un numero di partecipanti ridotto

Questione di trasparenza

Oltre all’impossibilità di contattare i vincitori spesso è difficile anche contattare i gestori. A differenza dei negozi di commercio elettronico sono pochi i siti di aste online che riportano numero di telefono e recapito dell’azienda che ne gestisce le operazioni. Quando va bene è presente un indirizzo di posta elettronica.


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